Se la decisione presa ieri dal direttivo della Banca Centrale Europea di mantenere il costo del denaro al suo minimo storico e anzi di tagliare di un nuovo quarto di punto i tassi di interesse è stata salutata nella maggior parte d’Europa come una operazione positiva e auspicabile, nel Vecchio Continente c’è anche chi a questa notizia non ha proprio fatto i salti di gioia.
> La BCE abbassa ancora una volta i tassi di interesse
Si tratta, come era stato del resto già annunciato, dei banchieri e dei risparmiatori tedeschi, che da tempo vedono minacciati i loro fondi pensione e i loro risparmi da operazioni di questo genere. Se da una parte, infatti, la BCE vede in questo nuovo taglio dei tassi allo 0,25% l’unica soluzione adeguata contro la crisi di liquidità che ha investito il sistema bancario, la recessione economica e il caro inflazione, dall’altra parte, quella dei poteri forti, in Germania, il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, non condivide affatto le politiche monetarie accomodanti.
> Il valore del tasso BCE vicino a quello dell’Euribor
Secondo i tedeschi, infatti, i tassi bassi causano ai risparmiatori perdite tanto gravi da somigliare ad un esproprio. Ma non solo. Invece che essere di sostegno generico ad una economia in crisi, la politica di Mario Draghi rischia di fungere da finanziamento di stato dei Paesi in crisi. Grazie al taglio del costo del denaro, infatti, le banche italiane o francesi possono accedere a grandi quantità di liquidità che reinvestono poi in titoli di Stato.
Il pericolo di speculazione, di danni all’economia reale e di una nuova crisi finanziaria per i tedeschi è quindi in agguato.