La crisi finanziaria degli ultimi anni ha portato alla crescita degli investimenti in beni rifugio e, tra questi, in oro. Si può investire in oro direttamente, comprando lingottini, o indirettamente, attraverso strumenti finanziari come ETFs o certificati auriferi. La compravendita di oro non è soggetta a tassazione, mentre le imposte sono presenti in caso di rendite finanziarie che derivano dall’investimento in titoli.
In quanto bene rifugio, capace di aumentare il proprio valore nei periodi di crisi, l’oro ha avuto una quotazione sempre più alta negli ultimi mesi, caratterizzati appunto dalla crisi finanziaria.
L’investimento in oro fisico. L’acquisto deve essere in oro puro a ventiquattro Karati. Questo tipo di investimento permette di avere fisicamente l’oro. La compravendita non è soggetta al pagamento delle tasse, e questo è un vantaggio, ma ci sono anche degli svantaggi. Intanto la sicurezza, con l’oro che dovrebbe essere conservato in una cassetta di sicurezza. E poi il rapporto tra il prezzo di acquisto e quello di vendita che potrebbe cambiare. In caso di cambiamento delle condizioni finanziarie a livelli internazionale, i beni rifugio come l’oro potrebbero abbassare il loro valore e quindi rendere l’investimento meno proficuo.
L’investimento finanziario in oro. Con l’ETFs o i certificati è possibile investire in oro utilizzando gli strumenti finanziari. Qui non c’è l’oro fisico, con gli ETFs e gli ETC che sono costituiti da un titolo. I certificati sono emessi dalle banche e il loro valore si riferisce all’andamento di una quantità specifica di oro. In questo tipo di investimento più gestibile è previsto il pagamento delle tasse di capital gain e la soggezione al rischio emittente.
L’oro è un bene rifugio e non un vero investimento, visto che non produce interessi o dividendi.