Le votazioni di questa mattina della Camera hanno, di fatto, approvato gli oltre 700 emendamenti contenuti nel decreto legge per la riduzione dei costi della politica, con il favore di tutti i gruppi: 368 i favorevoli, 5 i contrari e 75 gli astenuti (Lega e IVD).
Quali saranno i principali cambiamenti se il decreto passerà indenne anche al vaglio del Senato?
La Corte dei Conti, che avrà voce in capitolo per quanto riguarda i bilanci preventivi e il rendiconto consuntivo di Regioni ed enti locali, non potrà, però, fare lo stesso con i singoli atti normativi, amministrativi e di programmazione.
E’ stato previsto un tetto per gli stipendi dei presidenti delle regioni, non potranno superare i 13.800 euro lordi, e a quelli dei consiglieri che saranno limitati a 11.100 euro. Allo stesso tempo non sarà più possibile accumulare indennità ed emolumenti e, nel caso in cui non ci sia adeguamento ai tagli di bilancio saranno consiglieri e assessori a pagare con la decurtazione del 50% dell’immunità.
Stretta anche per spese di rappresentanza, con un giro di vite sulle spese destinate ad auto blu, convegno e sponsorizzazioni. Anche il numero di consiglieri e assessori sarà adeguato al numero degli abitanti della regione.
Uno dei provvedimenti più importanti è quello sui vitalizi. Anche gli amministratori regionali riceveranno la pensione in base ai criteri contributivi.