Il Governo cancella l’emendamento Bobba-Marcon sulla Tassa sulle transazioni finanziarie. Secondo i detrattori, il provvedimento avrebbe messo a rischio circa 10mila posti di lavoro nel settore dei derivati. Le “scommesse” valgono di più dell’economia reale e di una società in crisi profonda.
Lo scorso 10 dicembre scorso era stato avanzato un emendamento alla legge di Stabilità da parte degli onorevoli Luigi Bobba e Giulio Marcon che chiedevano una restrizione sull’applicazione della Tassa sulle transazioni finanziarie in Italia.
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La settimana successiva quell’emendamento è stato ritirato. Stando a Leonardo Becchetti, portavoce della campagna, i motivi del Governo sono stati il rischio di perdere circa 10mila posti di lavoro nel settore dei derivati. “L’uso speculativo del denaro non è un settore produttivo che produce un reddito stabile e duraturo nel tempo e pensarlo vuol dire creare pericolose illusioni che spingono singoli ed istituzioni finanziarie a mettere a rischio il benessere delle famiglie, province un tempo ricche ed interi Paesi” dice Becchetti.
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L’ampliamento della base imponibile è stato uno fulcri più caldi nella discussione in Parlamento in merito alla Tassa sulle transazioni finanziarie e sebbene le analisi di Mediobanca provano che il 99% dell’uso derivati esista per azioni speculative e non di copertura, e nonostante l’emendamento prevedesse l’esenzione delle operazioni di copertura, tutto questo non è stato sufficiente per “rassicurare” le contrarietà del Governo.
E Becchetti conclude “Abbiamo bisogno di una banca centrale che metta al centro la lotta alla disoccupazione con strumenti nuovi, di un divieto per le banche di fare trading in proprio con i soldi dei depositanti (la Volcker rule approvata negli Stati Uniti la scorsa settimana) e di una fiscalità che penalizzi l’uso speculativo del denaro favorendone quello paziente di finanziamento all’economia reale. La nostra ‘giovane’ classe dirigente avrà la forza per portare avanti questi cambiamenti e sostenerli con tenacia in Italia, nel lavoro che si è impegnata a fare in Parlamento a partire da gennaio 2014, e in Europa? È questo che chiediamo con forza”.