L’Istat ha mostrato dati negativi sulla situazione lavorativa e sociale in Italia dall’inizio della crisi. Il livello di povertà nel nostro Paese è ai massimi storici, mentre la disoccupazione è aumentata di 14 punti da quando la crisi ha avuto inizio. Nei dati di “Coesione sociale 2013”, l’Istituto Nazionale di Statistica ha messo in mostra una disoccupazione giovanile che ha superato il 35%, mentre nel 2008, prima della crisi, era al 21%. I dati sul 2012 sono preoccupanti anche per quanto riguarda la povertà relativa, salita al 12,7% delle famiglie residenti in Italia e al 15,8% degli individui.
Il Rapporto dell’Istat mostra come la disoccupazione generale è invece cresciuta nel 2012 del 2,3% rispetto al 2011 arrivando vicino all’11%. La crescita della disoccupazione rispetto al 2008 è di 4 punti percentuali.
Che il 2012 sia stata un anno negativo per il lavoro lo dimostrano anche i dati degli occupati nel nostro paese, 22 milioni 899 mila, 69 mila in meno rispetto al 2011. Anche qui la fascia giovanile è quella più penalizzata, con la classe di età 15-24 anni che ha fatto registrare dal 2008 un abbassamento di occupati del 5,8%. Il 13,8% dei lavoratori dipendenti ha un contratto a tempo determinato e questi sono soprattutto giovani e donne. Gli occupati part-time sono il 17,1% con la componente femminile che è la parte maggiore.
La condizione di povertà relativa cresce anche per effetto dell’aumento della disoccupazione. I valori sulla povertà relativa mostrati dall’Istat sono i più alti dal 1997, cioé da quanto sono iniziate le serie storiche. A pagare soprattutto la situazione sono le famiglie numerose, con figli minori e residenti al sud. Gli anziani in situazione di povertà al sud sono il 27,2%.