Oggi, con la ripresa sempre lenta dell’economia, il clima sembra più disteso e lo spread che misura la fiducia dei mercati internazionali ne prende atto. «Una grande notizia – ha commentato il presidente Enrico Letta al Tg1- che testimonia la bontà dell’azione di governo.
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Vuol dire che andiamo nella giusta direzione e che i sacrifici degli italiani hanno pagato». Letta assicura che ora «ci sono le condizioni perché il Paese riparta». Poiché mentre lo spread «ballava oltre i 500 punti abbiamo pagato 20 miliardi di interessi in più. Ora invece abbiamo risorse disponibili» per il lavoro e imprese. L’idea di Letta è di sfruttare la nuova situazione per abbassare le tasse sul lavoro e favorire l’occupazione giovanile. Infatti con lo spread in calo anche le imprese potranno essere più competitive rispetto a quelle tedesche o francesi e potranno finanziarsi a tassi più bassi.
Della stessa idea il ministro delll’Economia, Fabrizio Saccomanni. «Lo spread che a inizio anno si aggira attorno ai 200 punti base indica che i mercati apprezzano l’operato del governo, il suo impegno per il mantenimento della stabilità dei conti e per l’avvio delle riforme, sia istituzionali che economiche». Ancora difficile l’incertezza politica che caratterizza l’Italia.
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Opposta la visione di Brunetta. «E’ vero che lo spread è diminuito di 100 punti in un anno, ma certo non per merito del governo bensì per via dell’aumento dei rendimenti del Bund tedesco (schizzati al 2%)». E conclude, «Letta si sbaglia perchè è stato il Bund a contribuire in modo determinante a ridurre lo spread: proprio come nella tragica estate del 2011 aveva contribuito a farlo aumentare, attraverso la vendita, da parte di Deutsche Bank, dei titoli di Stato italiani in portafoglio, che ha dato il via alla speculazione internazionale contro il nostro Paese».