I dati parlano chiaro. Il 2013 è stato l’anno del crollo degli investimenti pubblici, che dopo aver perso terreno dal 2009 al 2012 faranno registrare un’ulteriore flessione sino al 2015. Nel contempo, cresce la spesa corrente. L’andamento ha messo in evidenza una perdita di competitività e di abilità imprenditoriali, così da gravare sull’occupazione.
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha però un ‘piano’. Vuole rilanciare le infrastrutture per fare fronte alla costante crisi. La politica di crescita economica passa da questo comparto e il treno va agganciato rilanciandole. Restare in Europa è per Squinzi una priorità, così Confindustria continua a far sentire la sua voce convinta che le imprese italiane debbano essere messe nelle condizioni di fare la differenza.
L’Italia tornerà ad giocare un ruolo fondamentale nell’economia europea e mondiale? Squinzi ci spera. La crisi, d’altronde, malgrado non abbandoni il Paese offre la possibilità di cambiare prospettiva e offrire diverse dinamiche di sviluppo economico. Uno sviluppo che tocchi le dimensioni dell’efficienza e della sostenibilità.
Ciò, ancora una volta, dipende dalle infrastrutture. Ritardi e errori devono ‘sparire’, perché l’Italia ha bisogno di far registrare un’inversione di tendenza sulla spesa pubblica. Nel contempo, l’Europa è chiamata a fare il suo. L’Italia gioca un ruolo chiave nella realizzazione di un’integrazione europea, dal momento che il suo è in Europa un ruolo determinante.
Occorre semplificare gli eccessi di burocrazia, senza più perdere occasioni per via di apparati che spesso sono ostacoli per il lavoro delle imprese. L’obiettivo è raggiungibile, secondo Squinzi, riformando il Titolo V della Costituzione e agevolando la partecipazione dei privati.