Cresce pericolosamente la divergenza tra mercato interno e domanda internazionale. Il primo, in Italia, continua ad andare molto male. La seconda, invece, continua a dare soddisfazioni.
Si registra, pertanto, una vera e propria dicotomia. Il sistema italiano industriale ha sperimentato la contraddizione di un export che funziona e di una domanda interna sempre più soggetta a contrazioni.
A fare il punto della situazione è il Nomisma, che ha fissato l’esercizio a 1 in termini di fatturato totale dei ricavi ottenuti in Italia e di quelli generati all’estero da parte delle imprese internazionalizzate.
Giri d’affari reali, e deflazionati con un indice di prezzo. I ricavi ottenuti a seguito delle vendite all’estero adesso lievitano. Nel giro di 36 mesi hanno superato quota 1,1. Il business ottenuto nel nostro Paese, di contro, ha incominciato a cedere. Il suo indice è calato sino a quota 0,82. Il dato significativo è che l’indice dei ricavi complessivi è sceso a 0,9.
Anche per le imprese internazionalizzate, pertanto, si è arrivati a una divaricazione pari a quasi trenta punti. Si parla per la precisione di ventotto punti. È la prima volta nella storia del nostro Paese che si apre una forbice tra interno ed export. Chi conosce la storia conosce la solida base endogena della caratteristica export oriented della nostra Economia.
Con la conclusione delle politiche economiche ultraespansive, durate per decenni, e con i tagli alla spesa pubblica e i fenomeni contingenti quali l’evasione fiscale, tutto è cambiato.
Paradossalmente, i quasi trenta punti di differenza fra Italia e export rappresentano un benchmark positivo per le imprese internazionalizzate.