L’Unione Europea pone sempre maggiori condizioni agli stati che chiedono il suo intervento per risolvere la situazione economica in cui si trovano. All’Italia, la notizia è di ieri, è stato dato un aut aut: o si prosegue con le riforme o non saranno più elargiti fondi.
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A Cipro, paese che ha chiesto aiuto per rimettere in sesto la sua situazione bancaria, l’Unione Europea, infatti, ha sì deciso di concedere circa 10 milioni di euro, ma solo se una parte di questi soldi arriva direttamente dal paese. Un controsenso?
Forse sì, ma neanche troppo, perché l’Unione Europea, giusto o sbagliato che sia, non può mettersi a repentaglio per un singolo paese e vuole che, alla sua predisposizione alla concessione di aiuti, faccia da controparte un impegno serio da parte dei governi che ricevono l’aiuto: in questo caso si tratta di un impegno di 5,8 milioni di euro che saranno prelevati direttamente dai conti correnti dei ciprioti.
Ovviamente il governo di Cipro ha provato ad opporsi a questo prelievo forzoso (da rendere effettivo con l’applicazione di una tassa maggiore sui soldi depositati in banca) ma Bruxelles non ha accolto le proteste, che vertevano soprattutto sull’esenzione dalla tassazione dei depositi sotto una certa cifra.
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Il risultato del dibattito? Nulla di fatto: per l’Unione Europa Cipro può decidere liberamente in che misura e a chi applicare questa tassa, ciò che conta è che alla fine il denaro richiesto arrivi.