Chi pronosticava per l’ultimo trimestre del 2013 una crescita dell’economia giapponese a un tasso annualizzato del 3,7% si è ‘leggermente’ sbagliato. I dati annunciati nei giorni scorsi hanno infatti segnalato un processo del Prodotto interno lordo limitato all’1%, con un +0,3% sul trimestre precedente. Poco più di un terzo di quanto atteso dagli analisti e poco più di un quarto di quanto si aspettavano gli esperti della banca d’affari di Tokyo. Una doccia fredda: dopo una cura da cavallo a base di droghe monetarie e fiscali, a fine anno la terza economia mondiale ha stentato a tenere il passo della crescita di un’Eurozona di cui è peraltro riuscita a eguagliare o superare il tasso di inflazione.
L’Abenomics, dunque, comincia a deludere non solo in Borsa ma anche sul piano macroeconomico. Tuttavia, durante il 2013 la crescita dell’1,6% del Pil dovuta soprattutto allo slancio del primo semestre rimane più che rispettabile.
C’è una spiegazione? A deprimere la crescita nell’ultimo trimestre sarebbe stato soprattutto un fattore che rinvia a un trend positivo. La domanda esterna ha contribuito negativamente per 0,5 punti percentuali al Pil a causa del forte balzo delle importazioni (+3,5% sul trimestre precedente) nel quadro della generale ripresa della domanda interna dell’ascesa dei consumi in anticipazione dell’aumento dell’Iva.
Altri esperti hanno tuttavia sottolineato piuttosto il brusco risveglio alla realtà che riguarda la fiacca tendenza delle esportazioni salite dopo dello 0,4% sul trimestre precedente. L’indebolimento dello Yen, provocato da una politica monetaria eccessivamente aggressiva non è riuscito né a spingere l’export né a deprimere l’import. L’aumento dei consumi, infatti, è risultato inferiore alle attese create dai segnali di corsa.