Nel 2013, dopo un quinquennio di costanti uscite, i mercati azionari hanno registrato per la prima volta un nuovo interesse degli investitori che si si allontanavano dai fondi monetari e obbligazionari. Sull’arco dell’anno, i mercati azionari mondiali hanno messo a segno un rialzo del 26,2 percento in valuta locale, misurato in base all’indice MSCI World All Countries, spiega Christophe Bernard , chief strategist di Vontobel. Questo ambiente favorevole alle azioni potrà perdurare grazie alle migliori prospettive dell’economia mondiale e al continuo afflusso di capitali nei mercati azionari. Gli ultimi dati economici, soprattutto quelli provenienti dagli S tati Uniti, suffragano il nostro scenario principale di «ripresa sincronica», che abbiamo illustrato nel numero di novembre 2013 della nostra pubblicazione mensile «Investors’ Outlook».
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Sulla scia della ripresa economica mondiale, delle politiche monetarie accomodanti, della bassa inflazione e dell’elevata redditività delle aziende, le azioni potranno continuare a fornire rendimenti allettanti anche nel 2014, almeno in confronto ai titoli a reddito fisso. Considerati gli elementi positivi succitati, non sorprende che il «sentiment» degli investitori abbia raggiunto un nuovo massimo pluriennale.Tuttavia, gli operatori tendono a dimenticare che il mercato azionario non è una via a senso unico. Noi intravediamo tre potenziali nubi all’orizzonte (seppure lontano).
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Un rapido aumento dei rendimenti degli US Treasury decennali rispetto all’attuale 3 percento (vedi grafico 2) eserciterebbe indubbiamente una pres sione ribassista sui mercati azionari. Con una crescita dell’economia statunitense attesa intorno al 3 percento sui prossimi tre anni e un tasso di inflazione ipotizzato all’1,5%, il rendimento «fair-value» degli US Treasury decennali dovrebbe convergere verso un range del 4-4,5 percento. I mercati azionari sono in grado di assorbire un graduale rialzo a questi livelli sull’arco dei prossimi 18-24 mesi, ma rischiano di deragliare se il cambiamento sarà repentino. La US Federal Reserve (Fed) è ben consapevole di questo rischio e mantiene volutamente a zero i tassi di interesse chiave finché l’inflazione è favorevole e il mercato del lavoro non dà segni di restringimento. Di conseguenza, poiché la curva dei rendimenti è già molto ripida, i rendimenti delle obbligazioni a lunga scadenza non possono teoricamente salire molto di più.