A febbraio il tasso d’inflazione è nuovamente sceso attestandosi allo 0,5%, il valore più basso da oltre quattro anni. E se si fa il confronto mese su mese (-0,1%) davanti all’indice appare anche il segno meno. Le stime dell’Istat se riaccendono i timori sul rischio deflazione. Le associazioni dei commercianti mettono in guardia dal fenomeno, che tecnicamente scatterebbe quando l’inflazione inizia a calare su base annua. La paura è che si inneschi una spirale tra la domanda che si indebolisce e i listini che scendono. Confcommercio sostiene che «in assenza di politiche di riduzione dell’insostenibile carico fiscale» neppure prezzi decrescenti riescono a dare stimolo alla domanda, «rendendo più concreto il rischio di una possibile deflazione».
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Sulla stessa linea Confesercenti, che evidenzia «il rischio concreto di deflazione» e Federdistribuzione che evoca «spettri di deflazione». Per il momento l’Italia non è ancora in tali condizioni, i prezzi rispetto allo scorso anno sono in frenata ma non in diminuzione. Il problema è l’intensità del rallentamento, con il tasso sempre più vicino alla soglia dello zero.
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Quello di febbraio è poi soltanto l’ultimo arretramento, dato che l’indice non sale da otto mesi, con la perdita di due punti a confronto con gennaio. Ma secondo le dichiarazioni del Codacons, marzo potrebbe ribaltare la situazione, per effetto del rialzo delle accise sui carburanti, soprattutto «per gli effetti» sulle «merci trasportate». Non sono assolutamente dello stesso avviso Federconsumatori e Adusbef, che stimano «gravi ricadute per le famiglie», pari a 319 euro annui.