In tempo di spenfing review si riflette sui costi dello Stato e anche sulla sanità che è quello più pesante per lo Stato. Il rapporto tra economia e salute è stato dimostrato in diversi studi e da diverse strutture di ricerca e di intervento.
Banalmente, uno Stato che investe in salute ha una popolazione più sana, e una popolazione più sana garantisce maggiore forza lavoro. La necessità è però quella di evitare li sprechi e di considerare l’aspetto sociale. Da una parte, la condizione sociale si lega alla salute, alla qualità della vita e all’aspettativa di vita; dall’altra, un’aspettativa di vita alta significa maggiori spese per lo Stato per le pensioni.
L’Italia è uno dei Paesi al mondo con la più alta aspettativa di vita. La qualità della vita, lo stile alimentare e l’accesso ai servizi sanitari sono alcuni elementi che spiegano queto dato.
Per comprendere il rapporto tra economia e salute ci si può riferire ai determinanti socio-economici della salute. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) porta avanti questi studi parlando di “Health in all policies”, considerando con questo l’influenza delle scelte politiche ed economiche sulla salute. In questo senso, le decisioni sull’urbanizzazione, le manovre economiche piuttosto che i programmi sul lavoro hanno una ricaduta sulla salute dei cittadini. Considerare la salute significa allora investire in ogni ambito, dai servizi sanitari alla scuola, dalla lotta alla disoccupazione alle scelte in tema di economia, tenendo ppresente l’impatto sulla salute di queste scelte.
L’impostazione universalistica del servizio sanitario nazionale evita che ha curarsi possano essere solo i più abbienti. L’aspetto sociale è però un fattore che incide nell’accesso ai servizi e nella qualità della vita. Le spese per la sanità sono quindi da razionalizzare in termini di raggiungimento dell’obiettivo di pochi sprechi e una popolazione sana.