Nonostante i nuovi cali dell’inflazione, la Banca centrale europea ha deciso di lasciare i tassi di interesse dell’area euro invariati allo 0,25%. L’euro è salito da $1,3760 a $1,3785, per poi tornare sui livelli di partenza.
Una decisione per lo più attesa dalla maggior parte degli analisti, mentre nell’ultimo mese lo scenario globale non ha mostrato evidenti cambiamenti, se non un nuovo calo dell’inflazione. Dopo questa scelta, Mario Draghi, presidente della Bce aveva parlato insieme ad altri esponenti del Consiglio direttivo di ulteriori posizioni utili a fermare il calo dell’inflazione e dare un imput all’economia.
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Durante la conferenza stampa Draghi ha confermato che il comitato di politica monetaria ha parlato dell’eventualità di portare sotto zero i tassi sui depositi e ha anche valutato se varare un piano di acquisto di Bond. E Draghi è riuscito nuovamente a convincere i mercati con le sue promesse – famoso il suo “We’ll do whatever it takes to save the euro” di luglio 2012 – senza dover fare e innervosire i falchi della Bundesbank. Draghi non ha infatti annunciato alcuna misura straordinaria volta a rafforzare la liquidità e il credito.
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Anzi Draghi ha riconosciuto e ammesso i problemi dell’economia, vedendo il rischio di un’alta disoccupazione strutturale. “Temo un lungo periodo di stagnazione”, ha aggiunto poi. La Banca centrale prevede che progressivamente il caro vita ricominci, e intanto l’Unione valutaria sembra convogliata su una lenta ripresa economica che va avanti da circa tre trimestri.