Le accuse che la Guardia di Finanza ha mosso verso le maggiori compagnie petrolifere operanti in Italia (Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api) sono particolarmente gravi. Si tratta, infatti, di rialzo e ribasso fraudolento dei prezzi sul mercato, manovre speculative su merci e truffa a danno dei consumatori.L’indagine della Guardia di Finanza è iniziata circa un anno fa. L’occasione che ha fatto partire le indagini è stato un continuo rialzo dei prezzi del carburante denunciato dal Codacons, che ne sottolineava l’ingiustificabilità: i prezzi dei barili erano più o meno stabili, ma quelli del carburante raffinato venduto al cliente finale continuavano ad aumentare, da qui il sospetto che dietro ai prezzi ci fossero delle manovre speculative.
La Guardia di Finanza ha passato al setaccio tutti i documenti relativi alla determinazione dei prezzi del carburante e anche quelli relativi alle istruttorie aperte dall’Authority per la Concorrenza e il Mercato e dal ministero dello Sviluppo economico. I prezzi italiani del carburante, poi, sono stati messi a confronto con quelli applicati negli altri paesi dell’Unione Europea.
Il risultato? Secondo la GDF gli aumenti dei prezzi derivano dai fondi di investimento in commodity e dagli ETF sul petrolio, per i quali hanno un grande peso le azioni speculative che hanno permesso alle compagnie petrolifere di mantenere i prezzi elevati sul mercato.
Comunque, nonostante tutto, i prezzi della benzina in Italia sono ancora altissimi.