È stato firmato a Palazzo Chigi un accordo per la riqualificazione del polo industriale di Piombino dopo che Lucchini, il secondo produttore siderurgico italiano, ha spento l’altoforno.
È quanto riportato in un comunicato di palazzo Chigi, senza dare dettagli sui contenuti, specificando che l’intesa verrà sottoscritta dal governo, l’Agenzia del demanio, la Regione Toscana, gli enti locali interessati, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo Sviluppo di Impresa spa.
La Lucchini, in precedenza di proprietà della russa Severstal, è stata dichiarata insolvente nel 2012, quindi messa sotto “amministrazione straordinaria”, procedura prevista per salvare le grandi aziende evitando una perdita ingente di posti di lavoro. L’altoforno ha lavorato al 38% della sua capacità, producendo 2.300 tonnellate di ghisa al giorno, in un polo siderurgico che lo scorso anno ha prodotto circa un milione di tonnellate di acciaio – il 4% della produzione italiana.
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Sono a rischio circa 4.000 posti di lavoro, se i tentativi di vendere gli asset siderurgici dovessero fallire. “I lavoratori stanno aspettando che le offerte siano presentate entro il 30 maggio, ma non abbiamo alcuna ragione per affermare che l’accordo sarà senz’altro fatto. Troppe aziende sono venute e se ne sono andate negli ultimi due anni”, ha detto Mirko Lami della Fiom Cgil.
Lami sostiene che la società indiana Jindal Steel and Power potrebbe fare un’offerta, anche se mirerebbe a costruire a Piombino un forno elettrico ad arco e non a riaprire l’altoforno esistente. Lo scorso mese la Duferco, il più grande operatore mondiale di acciaio, ha detto che non avrebbe fatto un’offerta per Piombino, in quanto non riuscirebbe a mantenere tutti i posti di lavoro e l’attuale altoforno in funzione.