Qualche volta, fare ricorso contro una notifica, può essere controproducente e confermare che il motivo della notifica sussiste. Lo spiega bene la normativa sui trasferimenti nei paradisi fiscali, seguita ad una sentenza della Corte di Cassazione.
La sentenza n. 17956 del 19 ottobre scorso della Corte di Cassazione, ha spiegato che la notifica dell’accertamento fiscale inviata alla residenza italiana del contribuente è valida anche se il contribuente ha trasferito la sua residenza all’estero, in un paradiso fiscale. A convincere i giudici sulla validità dell’accertamento è stato proprio il ricorso dell’interessato.
Il fatto. La Commissione tributaria provinciale aveva inviato una notifica ad un contribuente, relativa all’avviso di accertamento per una maggiore imposta Irpef, contributi accessori e sanzioni collegate. Il contribuente aveva protestato contro la validità della notifica spiegando che aveva trasferito la sua residenza all’estero.
Sia in primo che in secondo grado, i giudici hanno rigettato il ricordso del contribuente ed accettato la tesi della Commissione tributaria provinciale. Questo perché la difesa del contribuente era tutta incentrata sul difetto della notifica di accertamento ma il contribuente non ha provveduto a spiegare nulla sui maggiori redditi da lui prodotti.
L’avviso di accertamento impugnato, ha dimostrato comunque che il contribuente aveva letto e preso visione della notifica, quindi la notifica che doveva “rendere noto al soggetto l’esistenza di un atto impositivo”, ha raggiunto il suo obiettivo.