La Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di interesse allo 0,25%.Le aspettative di inflazione peraltro permangono fortemente ancorate al ribasso e lo stesso Draghi ha evidenziato come il calo di un punto e mezzo percentuale nell’arco di un anno sia considerevole, sebbene legato per l’80% al calo dei prezzi dell’energia e dell’alimentare (e al crollo dei consumi, no?). Ad ogni modo i riferimenti più importanti e gli spunti più interessanti che sono provenuti dalla Press Conference di ieri sono stati quelli sul tasso di cambio: lungi dall’introdurre il tema nello statement accompagnatorio, riferisce Davide Marone di dailyFx, Draghi non ha potuto sottrarsi alle prevedibili e giustificate domande dei giornalisti circa il tasso di cambio che vede un euro troppo forte.
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Precisando naturalmente che lo stesso tasso di cambio non è un “policy target” per la Banca Centrale Europea, ha però affermato, e più di una volta, che è seria la preoccupazione circa l’andamento del cambio per gli effetti che ha sui prezzi e sull’andamento dell’economia; è proprio l’eccessiva forza dell’euro a spiegare, anche se in misura minoritaria, il calo generalizzato dei prezzi che potrebbe dunque acuirsi in seguito ad un rallentamento della domanda globale legata proprio al cambio oltre che alle tensioni geopolitiche che si vivono in Ucraina. Su quest’ultimo punto, Draghi ha riferito come un peggioramento dell’attività economica in Russia, a causa anche dell’escalation di sanzioni internazionali, potrebbe portare dunque a ripercussioni sul fronte della domanda di quei paesi europei con i più consolidati rapporti commerciali con la Russia, oltre che ad un aumento di quelle materie prime importate proprio dall’est come il gas, che quindi inciderebbe sulla struttura dei consumi degli stessi paesi diminuendone ancora le cruciali aspettative sull’inflazione.