La banca inglese Barclays potrebbe “tagliare” 7.500 posti di lavoro nella banca d’investimenti e migliorare la sua unità di titoli. Lo dice un Rapporto della Sanford C. Bernstein. I servizi che saranno più colpiti in Europa sono quelli delle valute e materie prime con circa 5mila posti di lavoro in meno. Tagli tra 6.500 e 7.500 posti di lavoro, rappresentano il 25-30 % della forza lavoro complessiva.
Anthony Jenkins Ceo di Barclays lo aveva già detto all’inizio di quest’anno: penserà entro la fine di questo anno a licenziare tra i dieci ed i dodici mila impiegati, settemila dei quali nel Regno Unito. I dipendenti del gruppo nel mondo sono più di 139.000, quindi si avrà una riduzione totale della forza lavoro del 10%.
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Jenkins è sicuramente un personaggio sopra le righe; nel 2012 e nel 2013 ha ha rinunciato ai bonus che gli sarebbero spettati (più di 5 milioni di sterline in totale) poichè non riteneva corretto ricevere tale somma in un momento così difficile per la banca e per l’economia mondiale in generale.
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I risultati del 2013 sono più bassi delle attese e si aggiungono alle enormi spese legali che la banca del Regno Unito sta affrontando in vari Stati ma principalmente in America. Ha guadagnato il 26% in meno rispetto al 2012 pur restando in utile e riuscendo a non essere penalizzata più di tanto dalla Borsa. Per la Barclays non è una novità adottare tagli per rientrare in attivo; già lo scorso anno furono licenziate ben 7650 persone.