Il governo sta pensando ad aprire il cantiere del conflitto d’interessi fiscali: una misura sperimentata con successo e da tempo negli Stati Uniti che mira a toccare due obiettivi: contrastare l’evasione fiscale e permettere ai cittadini di detrarre scontrini e fatture diminuendo così il peso delle tasse da pagare.
Se ne parla senza aver mai raggiunto nessun risultato da anni ma ora il governo è intenzionato a riaprire il dossier seguendo l’indicazione del premier Matteo Renzi che persevera da settimane sul bisogno di un fisco a «trazione familiare». «Un sistema fiscale efficiente – ha ribadito il ministro dell’Economia Padoan – si basa sulla fiducia fra contribuente e Stato. Il rapporto dovrebbe essere «friendly» ed esperienze internazionali dimostrano che questo è possibile». Sicuramente è un percorso difficile ma che il governo sembra proprio intenzionato a percorrere.
> Conservare gli scontrini, ricevute e bollettini. Per quanto tempo?
Il ministero è al lavoro per determinare i settori in cui applicare il meccanismo. Al momento sono solo valutazioni tecniche, guidate dal dipartimento delle Finanze, per cercare di comprendere, nello specifico, quale sarebbe l’impatto in termini di gettito. Infatti aumentare l’area delle detrazioni (fino a oggi limitata a ristrutturazioni edilizie straordinarie, interessi sui mutui e interventi di riqualificazione energetica sugli immobili) determinerebbe nell’immediato un calo delle entrate non bilanciata dall’aumento di prelievo proveniente dalla maggiore fedeltà fiscale dei contribuenti. Ma chi sta lavorando al progetto è sicuro che una operazione ben costruita sia in grado di «autofinanziarsi» poichè la moltiplicazione di fatture e scontrini farebbe affiorare prestazioni «in nero» capaci di riempire le poste Irpef e Iva.