Il Ministero dell’Economia, proprio in questi giorni in cui cadono le scadenze per la dichiarazione dei redditi, ha pubblicato le statistiche elaborate sugli studi di settore, ovvero sullo strumento che il Fisco utilizza per valutare la capacità di reddito di alcune categorie di professioni.
I dati elaborati si riferiscono al 2012, e dalle statistiche emerge che, pur essendoci stato un aumento del numero coinvolto dagli studi di settore (3,7 milioni di soggetti, ovvero il 3,6% in più rispetto al 2011), c’è stata una contrazione del reddito totale, che si è attestato su 100 miliardi di euro, il 5,8% in meno rispetto all’anno precedente.
Nello specifico, il reddito medio per i soggetti interessati dagli studi di settore è stato di 25.700 euro per le persone fisiche (-8,1% rispetto al 2011), 35.900 euro per le società di persone (-6,4%) e 23.600 euro per le società di capitali ed enti (-26,3%). Una contrazione importante per tutte le categorie, quindi, anche se i datori di lavoro continuano a guadagnare molto di più dei loro dipendenti.
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I datori di lavoro persone fisiche guadagnano mediamente il triplo dei loro dipendenti, con industria, costruzioni e commercio che dichiarano circa il doppio, mentre per le attività professionali si arriva a cinque volte in più. Per le società di società di persone il reddito è circa il triplo rispetto al reddito dei propri dipendenti, per le società di capitali è di ben sette volte quello dei dipendenti.
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Le statistiche del Mef mostrano anche una grande disparità di reddito dichiarato tra le diverse professioni: tassisti, baristi, orafi, parrucchieri, agenti immobiliari e professioni alberghiere, hanno dichiarato circa 20.000, le farmacie circa 90.000 euro. I più ricchi sono gli studi notarili, con un reddito medio annuale di 233.000 euro, mentre i più poveri sono i commercianti di scarpe e abbigliamento che con il loro reddito annuale dichiarato di 8.000 finiscono sotto la soglia dell’incapienza.