Le famiglie italiane, soprattutto quelle più giovani con figli piccoli, hanno sempre più difficoltà in questo periodo ad arrivare a fine mese, a causa della progressiva riduzione del reddito e del potere d’acquisto avutasi in seguito alla crisi economica e finanziaria, che oggi ha raggiunto il suo picco più alto. Ma forse non tutti sanno che lo Stato viene incontro alle famiglie con figli piccoli con alcune agevolazioni del welfare e in particolare alle mamme lavoratrici.
> Bonus asilo nido e baby sitter: chi può presentare la domanda
Sin dal 2013, infatti, con l’emanazione della Riforma del Lavoro siglata dalla Fornero, è stato introdotto per le mamme che vogliono tornare a lavoro dopo la maternità un incentivo, un bonus asilo nido e baby sitter, che offre la possibilità di ottenere 300 euro al mese per 5 mesi dopo il periodo concesso per la maternità stessa.
> Bonus asilo nido e baby sitter: come presentare la domanda
In questo modo il vecchio congedo parentale, cioè i sei mesi pagati al 30 per cento dopo i 5 mesi obbligatori di assenza dal lavoro per maternità, possono essere scambiati con buoni INPS del valore di 300 euro al mese per 6 mesi, per pagare i servizi di asilo nodo e baby sitter, per un valore complessivo di 1800 euro.
L’aspetto più strano e increscioso di questa agevolazione, però, è che, a quanto risulta dalle statistiche, tale bonus non sembra molto funzionare, perché solo una piccola minoranza delle mamme italiane lo ha richiesto nel 2013 e nel 2014. E i fondi sono rimasti inutilizzati quasi al 60 per cento. La causa di questo inconveniente è che l’iter burocratico per la richiesta del bonus all’INPS è apparso troppo complesso alle oltre 11 mila potenziali mamme e solo 4000 mila sono arrivate in fondo alla procedura.
Ora ci sono altri 20 milioni di euro da spendere per il 2015 e in parlamento c’è chi si sta interrogando perché anche questa volta non vadano persi.