Un dato che fino a 2 settimane fa era estremamente atteso dal mercato era quello relativo all’inflazione all’interno dell’Eurozona: da esso infatti dipendevano in buona parte le conseguenti decisioni della Banca Centrale Europea, il cui mandato, come ormai è arcinoto, si impernia esclusivamente sul controllo della stabilità dei prezzi. Ebbene dopo l’ampia dose di interventismo somministrata da Draghi & Co poco meno di due settimane fa, ecco che il dato appare decisamente meno di impatto. Anzi, guardando la release di ieri, appare come un dato scontato il cui rilascio appariva quasi come già più che atteso dagli operatori finanziari.
> Inflazione bassa, rimane sempre il maggior problema in Europa
Ma non è questa la sede per lasciarsi andare anche a riflessioni di stampo tendenzioso e malizioso. Ad ogni modo si è avuta la conferma di un Indice dei Prezzi al Consumo allo 0,5% e allo 0,7% per il dato core spiega il Desk Di DailyFx. E la moneta unica non ha battuto ciglio, restando nei confronti del dollaro americano lievemente acquistata fino alla resistenza ben disegnata graficamente a 1,3585. Va detto che fino al meeting della BCE dello scorso 5 Giugno, il mercato valutario si era marcatamente plasmato in senso euro-centrico nel momento in cui erano evidentemente attese decisioni di grande rilievo.
E dopo l’evento era ed è lecito aspettarsi un mercato che torna dollaro-centrico, tanto più con la Federal Reserve che domani potrebbe procedere ad un ulteriore taglio del Quantitative Easing verso soglie piuttosto ridotte rispetto agli ammontari originali, e che potrebbe generare nuove aspettative sulla forward guidance dei tassi di interesse. Aspettiamoci perciò, anche da oggi, possibili dinamiche univoche di acquisto e vendita di dollari americani contro le altre valute, buttando più di uno sguardo all’ottimo benchmark rappresentato dal FXCM Dow Jones Dollar Index che continua ad aggirarsi su punti di minimo a 10.450 punti piuttosto importanti.