Le autorità americane temono che i fondi obbligazionisti stiano divenendo come istituti di credito del cosiddetto “sistema bancario collaterale”, in quanto gli investitori sono liberi di uscire a piacimento, anche se gli asset detenuti dai fondi possono essere difficili da vendere.
In un contesto ‘semi deflazionistico’, i flussi di denaro che affluiscono e defluiscono senza fermarsi nei fondi obbligazionari sono uno dei principali motivi per cui le promesse della promozione politica di una ripresa continuano a essere smentite. Per di più si tratta di una delle classi di asset più odiate dalla Fed, che preferirebbe che tutti gli investitori retail cessassero di investire i loro soldi nei fondi obbligazionari (e nei mercati monetari) e li piazzassero invece in titoli azionari con rapporti tra prezzo di Borsa e stime sugli utili (P/E) convenienti.
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Per riuscirci nell’intento i funzionari della Fed stanno vagliando l’opportunità di imporre commissioni di uscita a chi volesse andar via dai fondi obbligazionari e vendere le proprie quote. Il fine dichiarato è quello di frenare una probabile fuga degli investitori dal mercato. Le autorità di controllo dei mercati sono in ansia per la vulnerabilità di un mercato di bond societari che vale 10 mila miliardi di dollari.
Il Financial Times, afferma che la Fed ha paura che gli investitori in questi fondi, così come accade con i correntisti in banca, possano ritirare i loro soldi anche se un debito a lungo termine può essere difficilmente vendibile in tempi di crisi. Secondo le fonti citate dal Financial Times, le trattative sono in atto e una forma legale non è stata ancora trovata.