Il riordino è iniziato nei giorni scorsi con il consenso del decreto attuativo sulle commissioni censuarie in Consiglio dei ministri. Anche se tutto dipenderà da come i sindaci ricalcoleranno aliquote e agevolazioni delle imposte una volta conclusa l’operazione, il pericolo di un nuovo aggravio delle imposte sulla casa è pesante.
In diversi casi si potrà anche giungere a importi che superano di dieci volte quelli attuali. L’aumento sarà tanto più alto quanto più basso è il livello delle rendite odierne.
> Pronto il decreto per la riforma del catasto, i primi problemi sono già in arrivo
Il graduale adeguamento dei valori patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite e delle rendite ai costi delle locazioni dovrebbe portare a eliminare o se non altro a ridurre le disparità esistenti. Questo andrà ad incidere, prima di tutto, sul calcolo di Imu e Tasi che, oggi, hanno marcate differenze non solo tra le varie aree del Paese ma tra le diverse zone della stessa città.
Eppure tutta la riforma del Catasto è basata sull’obiettivo di non far modificare il gettito fiscale, per non allarmare i cittadini che le nuove rendite (quasi sempre più alte delle attuali) non diventino automaticamente in aumenti delle tasse a carico dei proprietari degli immobili. In ogni caso – così come è già accaduto per il calcolo della Tasi – gli italiani sanno che, senza esatti obblighi (e penalizzazioni per chi non lo rispetti) che impongano alle amministrazioni comunali di rimanere nei limiti di quanto già incassato finora, il fine positivo della delega rischia di diventare un ulteriore rincaro della tassazione sugli immobili a carico degli italiani.