L’economia mondiale rimane sempre vulnerabile alle crisi finanziarie proprio allo stesso identico modo di come lo era nel 2007, se non di più, considerato il pericolo addizionale rappresentato dall’ampliamento delle relazioni tra il debito e il Pil che sono molto più alti che nel 2007.
A lanciare questo nuovo allarme ci ha pensato il numero uno dell’organizzazione internazionale Bank for International Settlements, Jaime Caruana.
Il presidente dell’autorità di controllo dei mercati finanziari, che ha sede in Svizzera, ha affermato, ifatti, che presi dalla caccia avida ai rendimenti gli investitori stanno non stanno prendendo in considerazione i rischi di probabili strette monetari.
“I mercati prendono in considerazione solo uno piccola finestra dei tanti esiti potenziali. Si sono convinti che le condizioni monetarie rimarranno accomodanti per un lungo periodo di tempo e potrebbero essere più ottimisti di quanto le banche centrali vogliano effettivamente fare”, ha detto al Telegraph Caruana.
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Secondo Caruana il sistema internazionale è sotto molteplici punti di vista più debole del periodo pre Lehman, la banca d’affari che ha avuto il tracollo al culmine della crisi subprime avvenuta 7 anni fa.
Nelle economie industrializzate sono aumentati di 20% al 275% del Pil da allora.
Il richiamo di Jaime Caruana, numero uno della Bank for International Settlements è che il mondo è vulnerabile alle crisi come nel 2007.
Intanto Cina, Brasile, Turchia e le altre economie in via di Sviluppo hanno potuto vedere un boom del credito privato, in parte come risultato delle troppe e straordinarie misure di quantitative easing varate in Occidente.