Entro mercoledì della prossima settimana gli esperti dovranno essere in grado di trovare le coperture per la riforma del settore immobiliare. Nello Sblocca Italia, infatti sono inseriti ben 13 articoli che riguardano il settore ma non si sa come tradurli nella pratica.
Nonostante il premier continui a twittare per fare tutte le riforme in programma ci sono i soldi, dal dicastero economico arriva lo stop all’entusiasmo: qualche soldo c’è ma non tutte le riforme potranno partire nell’immediato. In alcuni casi ci sarà d’attendere la manovra economica, oggi chiamata Legge di stabilità, in alcuni casi si dovrà slittare fino al prossimo anno.
> Bonus, autoraccolta e rottamazione inclusi nello Sblocca Edilizia
Una delle riforme che sembra non avere copertura economica, riguarda il settore immobiliare dove si pensava ad un azzeramento della tassa sui rifiuti nei casi in cui i cittadini si organizzassero autonomamente per la raccolta, dove si pensava ad una liberalizzazione dei grandi affitti e dove si parlava di numerosi bonus legati a lavori e ristrutturazioni. Tutto è al vaglio della Ragioneria di Stato.
Il Ministro Lupi dice che per il settore immobiliare è prevista un’enorme semplificazione burocratica, per esempio il cittadino avrà la possibilità di fare lavori a casa inviando una comunicazione semplice al Comune e senza la richiesta di ulteriori autorizzazioni. Sempre che non s’intervenga sulle volumetrie degli appartamenti ma si resti nel rango dei lavori di frazionamento e accorpamento delle abitazioni.
Lo Sblocca Italia comprende dunque uno Sblocca Edilizia che fa scomparire il contributo da versare ai Comuni e rende sufficiente la Segnalazione certificata di inizio attività. Questo comporta una riduzione del gettito del contributo di costruzione. È normale che la compensazione della perdita indicata sarà effettuata tramite Imu, Tasi e Tari. Resta dunque un salasso per le famiglie.
Un altro provvedimento inserito nello Sblocca Edilizia è una specie di norma Chelier dal ministro francese che l’ha inventata. In pratica si tratta di una deduzione Irpef del 20% sul prezzo d’acquisto di un immobile, fino ad un massimo di 300 mila euro in otto anni, per coloro che comprano una casa dal costruttore e l’affittano ad un canone concordato.