Il tanto atteso lunedì 13 ottobre è arrivato. In America si festeggia lo ‘sbarco’ di Cristoforo Colombo. A Wall Street, precisamente sul Nyse, si festeggia l’arrivo di Fca sul listino. La società, nata dalla importantissima fusione tra l’italiana Fiat e l’americana Chrysler completa la sua Ipo a seguito di un processo di riorganizzazione e partnership che dura ormai da anni e che prevede un corposo piano industriale del valore di quarantotto miliardi.Gli investitori, chiamati a dare fiducia al marchio, sono alla finestra in attesa di accaparrarsi le azioni e di conoscere le prossime mosse del nuovo colosso del settore automobilistico. Intanto, Fca ha le idee chiare: guadagnarsi la suddetta fiducia, emettere bond statunitensi, accrescere la potenza dei marchi Jeep, Maserati e Alfa Romeo, incrementare i profitti portandoli a 5,5 miliardi, traghettare le vendite sino al 60% entro il 2018.
Poi, forse, sarà la volta di nuove fusioni, di nuove partnership con acquirenti di caratura mondiale e si potrà parlare di capital increase. Già, perché tale ipotesi è stata ventilata a margine della quotazione già da qualche mese. Al momento, Sergio Marchionne ritiene che si tratti di un’operazione ‘Non necessaria’. L’ad di Fiat si è così espresso al Salone di Parigi, ma i vertici di Fca si sono dati appuntamento al 29 ottobre per fare il punto della situazione e parlare anche di questo.
Tecnicamente, quella di Fca non è proprio un’Ipo. Non c’è stato nessun tipo di ‘Road Show’ per attirare finanziamenti, in concomitanza con l’iscrizione a Wall Street. Semplicemente una ‘fluttuazione verso la quotazione’, come amano dire ai piani alti della società.
La speranza è che il mercato sia stato educato a questo ‘sbarco’.