Secondo i rapporti di previsione sull’economia del nostro Paese redatti dall’Istat, la Legge di Stabilità voluta dal Governo non avrà effetti sulla crescita nel prossimo biennio.
Per quest’anno è previsto un calo del Pil pari allo 0,3%, coerente con le stime governative. La crescita del Prodotto interno lordo per il prossimo anno, invece, sarà limitata allo 0,5%. Il 2015, sulla carta, dovrebbe essere il primo anno della ripresa. Nel 2016, il Pil dovrebbe balzare a +1%. Si verificherà pertanto solo tra due anni un consolidamento, ma esso avverrà seguendo ritmi inferiori in confronto a quelli degli altri Paesi europei.L’Istat spiega così tali dinamiche:
L’esercizio di previsione include le informazioni desumibili dal quadro programmatico contenuto nella legge di Stabilità 2015. I provvedimenti adottati sono previsti avere un impatto netto marginalmente positivo nel 2014 ed un effetto cumulativo netto nullo nel biennio successivo per via della compensazione degli stimoli connessi agli incrementi della spesa pubblica e alla diminuione della pressione fiscale e contributiva con l’inasprimento dell’imposizione indiretta previsto dalla clausola di salvaguardia.
In altri termini, gli incrementi delle accise sui carburanti e dell’Iva che scatteranno nel caso in cui l’esecutivo non riuscirà a incassare una serie di entrate messe a copertura dei provvedimenti rischiano di controbilanciare esattamente la spinta che arriva dal bonus di 80 euro e dagli sgravi contributivi e sull’Irap. Questa è a tutti gli effetti una “doccia fredda” che arriva a tre giorni da un’analoga valutazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio su un altro aspetto della manovra, le misure per favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Nello specifico, come ha affermat l’organo incaricato di vigilare sui conti pubblici, l’impatto potrebbe essere pari a zero.