Nella giornata di oggi c’è stata un’apertura positiva per Piazza Affari durante la seduta. Dopo i primi scambi il Ftse Mib ha fatto registrare un +0,27% a 19.147,18 punti poi nel pomeriggio il listino torna debole a-0,1%.
Per quanto riguarda lo spread tra Btp e Bund è stato un avvio di settimana stabile con il differenziale attestatosi 155,5 punti, coerentemente con la chiusura di venerdì 7 novembre. Il rendimento del titolo decennale italiano si mantiene al 2,37%.
Volando negli Usa, c’è stata un’apertura debole per Wall Street. Il Dow Jones cede lo 0,05% a 17.566,41 punti, il Nasdaq cresce dello 0,03% a 4.633,86 punti. Nel frattempo lo S&P 500 è avanzato dello 0,06% a 2.033,92 punti.
A metà mattinata nuovo calo per Piazza Affari (Ftse Mib -0,12% a 19.070 punti) in attesa dell’avvio di Wall Street, con i futures in rialzo ed in coda alle altre piazze europee, guidate da Londra (+0,45%) e Madrid (+0,32%).
Cedono terreno importante Azimut (-5,58%), Banco Popolare (-3,35%), Bper (-2,97%) e Bpm (-2,8%), mentre corrono Yoox (+2,76%), Ferragamo (+2,39%) e Mediaset (+1,99%). In rialzo Eni (+0,91%), Enel (+0,84%) e Saipem (+0,71%).
Piazza Affari è torna al rialzo nel pomeriggioa seguito dell’inversione di rotta verificatasi in concomitanza ai dati sulla produzione industriale.
Il Ftse Mib, alla pari degli altri listini (Stoxx 600 +0,28%), è cresciuto dello 0,36%. In cima al paniere titoli come Yoox e Ferragamo che crescono, rispettivamente, del 3,15 e del 2,34%. Segno più anche per Mps (+0,75%) mentre il Wall Street Journal è tornato a ribadire che i due advisor dell’aumento, Ubs e Citigroup, avrebbero ricevuto un incarico a trovare un compratore
In conclusione Piazza Affari è stata maglia nera in Europa. Il listino milanese, con un calo dello 0,32% a 19.033 punti, risulta l’unico mercato in calo a livello europeo. Le altre piazze finanziarie sono avanzate infatti di circa 0,3 punti percentuali con Londra, Francoforte e Parigi che crescono grazie alle trimestrali di alcuni gruppi industriali.
A Milano invece il segno meno è spuntato dopo la pubblicazione del dato Istat sulla produzione industriale che conferma lo stato di crisi italiano.