Sono passati circa sette giorni dalla variazione della policy. In questo tempo, la Banca di Russia si è concentrata sulla totale liberalizzazione del tasso di cambio tra rublo e divise estere.
Da Mosca hanno fatto sapere che non ci saranno nuovi acquisti quotidiani fino a un massimo di 350 milioni di dollari, qualora il rublo dovesse oltrepassare il limite della banda di oscillazione fissata di giorno in giorno. La Banca di Russia, dunque, si riserva il diritto di intervenire in maniera illimitata e senza alcun preavviso nel caso in cui dovesse ritenere che vi siano minacce alla stabilità finanziaria del Paese.
Fino alla fine del mese scorso, le indicazioni dell’istituto contemplavano un intervento per 350 milioni prima di lasciare oscillare liberamente la divisa di 5 kopeks al di sopra del limite massimo stabilito il giorno prima. Tale strategia, tuttavia, portava in seno un errore: segnalare agli investitori il limite massimo che l’istituto era disposto a spendere per difendere il cambio, per cui i rischi erano prevedibili e calcolabili.
Con l’annuncio di ieri, la Banca di Russia intende non solo proteggere il livello delle riserve, diminuite di 10,5 miliardi di dollari in appena una settimana, nei giorni scorsi, ma prova anche a liberalizzare del tutto il cambio, in modo da contrastare con maggiore efficacia l’inflazione, salita all’8,3%.
Inoltre, diminuiranno i prestiti alle banche. L’asta di oggi a sette giorni contempla un monte-prestiti di 2,7 miliardi di rubli (59 milioni di dollari), meno dei 2,85 miliardi messi a disposizione a fine ottobre. La strategia appare brillante: se gli istituti locali avranno meno liquidità, potranno acquistare meno dollari e ciò contribuirà ad allentare la pressione sul rublo.