Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha fiducia che Matteo Renzi mantenga la parola data sul Jobs Act e non è preoccupato per i decreti delegati.
Il giudizio degli industriali, dunque, rimane positivo. Il Governo, per Squinzi, ha una buonissima capacità di analisi. Ha fatto un quadro dettagliato di quelli che sono i problemi strutturali in Italia. Squinzi, successivamente, ha detto che si tratta di molti problemi e non è semplice risolverli. Un giudizio finale potrà essere espresso solo alla fine.
Il leader degli industriali ha aggiunto:
Il Jobs act è fondamentale perché é una riforma del lavoro incisiva. Quanto all’articolo 18, da imprenditore globale, sento da tanti colleghi domande sul tema, mi chiedono se possono investire in Italia senza vincolarsi per la vita ai dipendenti che assumono. Per questo ritengo che il Jobs Act vada nella direzione giusta, tutto quello che si può fare per attrarre investimenti privati va fatto, ma oltre all’articolo 18, che va eliminato o semplificato, ce ne sono altri da rivedere, per esempio la legge 104/1992 che dà la possibilità ai dipendenti di chiedere tre giorni di permesso retribuiti al mese per assistere i familiari disabili, nel mio gruppo causa il 2,2% del non-lavoro, e va a sostituire quello che dovrebbe essere un servizio dello Stato. Per quanto riguarda i sindacati, non sono stato molto colomba, negli ultimi tempi, anzi li ho definiti medievali, e vorrei spiegarmi meglio. La mia Confindustria ha firmato due accordi importanti: la decontribuzione dei premi di produttività, che non è stato sottoscritto dalla Cgil, e un accordo – definito da tutti storico – che mancava da 50 anni, che è quello della rappresentanza, che assegna a ogni sindacato il giusto peso nelle fabbriche in proporzione alle varie sigle.