Per le imprese, i costi dell’illegalità sono molto alti. Si aggirano intorno ai 26,5 miliardi e i posti di lavoro regolari a rischio sono più di duecentosessantamila.
La crisi economica ha fatto si che la sicurezza peggiorasse e metà degli esercenti sono più che colpiti. A fornire questa opinione e questi numeri è la Confcommercio, che si è espressa su costi economici e non della illegalità all’interno del comparto collerciale.
Tra i pericoli più temuti, sicuramente, c’è da menzionare l’abusivismo. Contro di esso il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato di aver firmato in mattinata una nuova direttiva rivolta a prefetti e questori per contrastare la contraffazione con un piano invernale contro l’illegalità del tutto nuovo.
Ma quali sono per la Confcommercio i costi dell’illegalità?
È di 26,5 miliardi di euro il costo dell’illegalità (abusivismo, contraffazione, taccheggio, criminalità) pagato nel 2014 dalle imprese del commercio, dagli alberghi e dai pubblici esercizi. Il dato emerge da una ricercapresentata a Roma durante la giornata di mobilitazione sulla legalità che ha coinvolto anche le associazioni sul territorio. Secondo l’indagine a pesare sulle imprese del terziario non c’è dunque solo burocrazia e fisco, ma anche il costo dell’illegalità composto da varie voci. L’abusivismo commerciale pesa per 7,8 miliardi, quello nel turismo costa 5,2 miliardi, mentre la contraffazione si fa sentire sui conti delle imprese per 3,3 miliardi. Il taccheggio, invece viene stimato in 4,9 miliardi. La perdita di fatturato ammonta dunque a 21,2 miliardi. Che sale di altri 5,3 miliardi per il costo della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive). A fronte di questi dati emerge anche che per un’impresa su due i livelli di sicurezza sono peggiorati rispetto all’inizio della crisi iniziata nel 2008: il dato è più accentuato nelle grandi città del Centro-Sud (58%) e per i tabaccai (63%). Sono anche in crescita i furti (per il 68% delle imprese), l’abusivismo, la contraffazione e le rapine (in aumento per circa il 50-55% degli imprenditori).