Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi Banca, ha dichiarato di recente che il gruppo bancario potrebbe procedere verso una serie di acquisizioni per espandersi nel Vecchio Continente.
Per gli analisti l’ipotesi è più che concreta. Massiah, inoltre, ha aggiunto:
Nel momento in cui si presenterà un’opportunità si vedrà di volta in volta se ci saranno condizioni da sfruttare per creare valore ai nostri azionisti, non certo a quelli degli altri. Potenzialmente ci interessa tutto, ma per adesso è soltanto un discorso concettuale. Sono molto contento che Ubi Banca sia percepita come una banca di qualità, riconoscendo allo stesso tempo l’inevitabilità che nel medio termine avvenga una concentrazione tra gli istituti di credito in Europa. Non ho mai fatto mistero di puntare a crescere in futuro proprio oltre confine, anche se ricordo che occorre prima considerare la valutazione relativa tra capitalizzazione di mercato e patrimonio tangibile, che in Italia oggi è a sconto rispetto all’Europa.
Ubi Banca ha superato molto bene i test della Bce con un’eccedenza di capitale di 1,76 miliardi, risultando la popolare più robusta del comprehensive assessment. L’impatto dell’asset quality review è stato di 44 punti base sul common equity, pari all’11,82%, mentre per quanto riguarda lo stress test il common equity al 2016 si è attestato all’8,2% in caso avverso (contro il minimo richiesto del 5,5%) e al 10,88% in caso di scenario base (8% il minimo).
A seguito di ciò Ubi Banca gioca un ruolo importante, da prima donna, a livello nazionale. Da un lato, infatti, il gruppo è ancora condensato solo in alcune regioni della Penisola, mentre in altre aree la penetrazione appare di gran lunga inferiore. In queste aree la banca potrebbe entrare con acquisizioni mirate, facendo capolino proprio su quel modello federale che ne costituisce una delle principali peculiarità.