Il 2015 si apre con una buona notizia per quanto concerne le economie del G7 e quelle dei Bric. Si prevede un calo del 6,3% del debito pubblico complessivo da rifinanziare.
Quest’anno, pertanto, gli esecutivi di USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Canada, Italia, Cina, Russia, India e Brasile dovranno trovare sul mercato 6.960 miliardi di dollari: una cifra inferiore rispetto ai 7.430 miliardi del 2014. E sommando gli interessi da pagare sul debito contratto, il conto aumenta di 723 milioni a 7.700 miliardi di dollari.
Ma se si rileva una tendenza in calo tra i Paesi sviluppati; quelli emergenti mostrano un’inversione di tendenza, in confronto agli ultimi anni. Nel dettaglio, gli USA dovranno rifinanziare scadenze per 3.018 miliardi, giù di 97 miliardi sull’anno scorso, rispetto a un debito pubblico complessivo quotato sul mercato di 12.400 miliardi. Il Giappone dovrà trovare 2.077 miliardi dai 2.380 miliardi dello scorso anno. La Germania dovrà rifinanziare debiti in scadenza per appena 185,5 miliardi dai 201 miliardi del 2014, il livello più basso dal 2002.
La Francia passa da scadenze per 410 miliardi a 361 miliardi, così come l’Italia registra una necessità di rifinanziamento in calo di ben il 12% a 410 miliardi.
In media, i rendimenti sui titoli di stato delle suddette economie sono scesi all’1,57% a dicembre, quando erano al 2,10% un anno prima. Su base annua, i bond governativi hanno reso il 7,4%, la crescita maggiore dal +8,9% del 2002.
Il calo del rifinanziamento del debito sovrano nell’anno appena iniziato si deve alla maggiore disciplina fiscale dei governi, dopo anni di crescita esplosiva della spesa pubblica, in seguito alla crisi finanziaria, che ha portato a un calo delle entrate e a numerosi salvataggi delle banche con capitali pubblici. E così, se il deficit medio tra le economie sviluppate si attestava all’8,3% nel 2009, nel 2014 è sceso al 3,4% per l’OCSE.