La Riforma della RAI sarà un regalo alla tv generalista visto che l’obiettivo di lungo termine inserito nel decreto e anticipato da La Stampa, propone la scomparsa del canone RAI e l’introduzione delle pubblicità per recuperare gli introiti degli abbonamenti.
Oggi il canone RAI costa più di 100 euro all’anno e soltanto gli over 75 che hanno un reddito molto basso posso chiederne l’esenzione.
> Esenzione del canone RAI per gli over 75
Non è un caso che si tratti di una delle tasse più odiate e più evase dagli italiani. I governi in precedenza hanno cercato degli escamotage per fa sì che il canone fosse pagato da tutti, proponendone addirittura l’inserimento nella bolletta elettrica.
> Arriva il Canone Rai in bolletta
Con il nuovo ddl che sarà presentato nei prossimi giorni si fa un passo avanti verso la “privatizzazione” del servizio pubblico nel senso che la “nuova RAI” non sarà sottoposta al vincolo del numero massimo di spot previsto dalla legge Mammì. In questo moto gli introiti pubblicitari aumenterebbero con la conseguente abolizione del canone.
Resterebbero soltanto i limiti previsti dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radio. Un ulteriore passo verso la deregolamentazione che farebbe battere cassa alla RAI garantendole guadagni stimati intorno al mezzo miliardo di euro all’anno. Scrive La Stampa:
Squadrando il documento [al quale manca ancora il sì del ministero dell’Economia, ndr] ci si accorge che alla lettera A dell’articolo 5 si decide l’abolizione degli articoli 17 e 20 della legge Gasparri. Il primo, in particolare, prevede al comma 2 lettera O «il rispetto dei limiti di affollamento pubblicitario previsti dall’articolo 8, comma 6, della legge 6 agosto 1990, n. 223». È la legge Mammì, che sul punto prescrive: «La trasmissione di messaggi pubblicitari da parte della concessionaria pubblica non può eccedere il 4% dell’orario settimanale di programmazione ed il 12 per cento di ogni ora; un’eventuale eccedenza, comunque non superiore al 2 per cento nel corso di un’ora, deve essere recuperata nell’ora antecedente o successiva».