Le Borse europee non riescono a risalire la china dopo il brutto scivolone della vigilia condizionato dalle tensioni tra la Grecia e i creditori, ma anche dalla prese di beneficio degli investitori che stanno usufruendo dell’enorme massa di liquidità messa in circolazione della Bce in Europa e della Banca centrale cinese in Asia.
D’altra parte l’obiettivo delle due istituzioni è il medesimo: sostenere la ripresa dei consumi attraverso uno stimolo alla domanda interna. Una doppia manovra che alimenta i dubbi della Federal Reserve. La Banca centrale americana ha chiuso i rubinetti della liquidità alla fine dello scorso anno, ma ha mantenuto i tassi fermi sullo zero: i falchi vorrebbero iniziare ora la stretta monetaria, mentre le colombe cercano ancora di prendere tempo. Qualcosa di più si capirà stasera al termine della riunione di due giorni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed.
Nel frattempo, però, sono usciti i dati sulla crescita dell’economia nel primo trimestre: il Pil americano è aumentato dello 0,2% annuale contro un atteso +1% In prima lettura il Pil Usa ha fortemente frenato la sua corsa, dopo il +2,2% del quarto trimestre e il +5% del terzo trimestre del 2014. Nei primi tre mesi del 2015 l’economia a stelle e strisce ha risentito del clima freddo di febbraio, che avrebbe abbassato di mezzo punto percentuale la crescita del Pil e della chiusura dei porti che, secondo gli esperti, avrebbe inciso al ribasso dello 0,3%. In settimana, intanto. le richieste di mutui sono calate del 2,3%.
Le mosse della Banca centrale americana saranno poi valutate con attenzione dalla Bce perché una stretta monetaria nel pieno del quantitative easing rischia di deprezzare troppo l’euro, mentre l’obiettivo dei governi sulle due sponde dell’Atlantico è quello di arrivare nel medio periodo alla parità tra le due valute.