Un gruppo di produttori di beni di lusso, per lo più connessi all’universo della moda, che fanno capo a Kering, la società fondata dall’imprenditore francese Francois Pinault, la quale gestisce tra gli altri Gucci e Yves Saint Laurent, ha indetto una causa legale nei confronti di Alibaba. Perché?
Il numero uno al mondo del commercio on line in ternine di cifre movimentate secondo Kering permetterebbe la vendita, attraverso la propria piattaforma, di prodotti contraffatti. Kering chiede, ovviamente, un risarcimento per i danni subiti dal colosso online fondato da Jack Ma. L’imprenditore, se dovessero essere provate le accuse – secondo quanto riportano alcuni media Usa – rischia anche una condanna penale per violazione sia delle leggi sul commercio e sia per attività di criminalità organizzata.
Alibaba non ci sta e si prepara a difendersi. Un portavoce della società asiatica ha fatto sapere come il gruppo continui a collaborare con numerosi “marchi” per aiutarli a proteggere i loro diritti secondo le norme che disciplinano la proprietà intellettuale. “Abbiamo alle spalle una forte storia che dimostra le nostre intenzioni e la nostra storia. Sfortunatamente, il gruppo Kering ha scelto la strada di una dispendiosa azione legale invece di una cooperazione costruttiva. Crediamo che tale denuncia non abbia alcun fondamento e la contrasteremo con forza”.
La causa, del resto, arriva da lontano e non giunge certo inaspettata. Già l’anno scorso, mentre Alibaba si preparava allo sbarco a Wall Street. Kering si era inserita nel processo di quotazione, visto che Jack ma e i suoi manager erano stati costretti a rendere più trasparenti le loro procedure interne – e sono solo il bilancio – per rispondere alle rigorose leggi americane. Già allora, il gruppo francese aveva chiesto un azione più rigorosa da parte di Alibaba: una parte degli oltre 60mila produttori che vendono attraverso il siti di e-commerce erano palesemente “imitazioni”.