Questo 2015 non è iniziato male. Alcuni progressi dal punto di vista economico sono sotto gli occhi di tutti, ma la strada è ancora lunga.
Così, Ignazio Visco (governatore) di Bankitalia ha indicato la via da percorrere nel solco di nuove riforme. Da Via Nazionale non mancano i complimenti all’esecutivo in atto.
Si lodano nello specifico i recenti provvedimenti di riforma del mercato del lavoro, e “la forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato nei primi mesi del 2015”, definito “un segnale positivo”. Si chiede però al governo di proseguire sulla strada avviata “per non deludere le aspettative di cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione”. Anche se “in alcuni casi i benefici non sono immediati, ma questo è un motivo in più per agire, perseguendo un disegno organico e coerente”.
Sulla ripresa, e non solo su quella italiana, pesa tuttavia lo spettro della crisi greca. Finora, dice Visco, “ha avuto ripercussioni limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell’area, riflettendo le riforme avviate in molti Paesi, i progressi conseguiti nella governance europea e negli strumenti a disposizione delle autorità per evitare fenomeni di contagio”.
E poiché il ruolo delle banche è fondamentale nel sostegno dell’economia, Visco non si è lasciato naturalmente sfuggire l’occasione per ricordare quanto sia importante adottare provvedimenti che mettano il sistema creditizio nelle condizioni di sostenere nuovamente l’economia italiana.
Tra sofferenze e prestiti deteriorati si arriva, ricorda Visco, al 17,7% degli impieghi, una percentuale tripla rispetto all’incidenza precrisi “delle partite deteriorate”, che nel 2008 si fermava al 6%. Un fardello che obbliga le banche ad accantonare “risorse cospicue”, con un conseguente “vincolo all’erogazione di nuovi prestiti”. E quindi Visco ricorda ancora una volta come “lo sviluppo di un mercato secondario dei crediti deteriorati, oggi pressoché inesistente, contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento a famiglie e imprese”: è la cosiddetta “bad bank”, di cui si parla da tempo proprio per impulso della Banca d’Italia, anche se non solo.