Siamo dinanzi ad una inversione di tendenza ma ancora non basta e la strada da fare è alquanto lunga. Queste le parole di Matteo Renzi, che tuttavia ha accolto come positivi i dati Inps sul mercato del lavoro.
Durante il primo quadrimestre 2015 aumentano, in confronto al corrispondente periodo del 2014, le assunzioni a tempo indeterminato (+155.547), aumentano anche i contratti a termine (+44.817) mentre diminuiscono le assunzioni in apprendistato (-11.685). L’Istituto ha spiegato che l’aumento complessivo delle nuove assunzioni è di 188.679 unità. La quota di assunzioni con rapporti stabili è passata dal 35,51% del primo quadrimestre 2014 al 40,93% del primo quadrimestre 2015. In particolare, nel corso del mese di aprile 2015 la quota di nuovi rapporti stabili ha raggiunto la misura del 45%. Tra gennaio e aprile scorsi, le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 650.897 (+31,4%).
Sul complesso delle assunzioni e trasformazioni di contratti a tempo indeterminato effettuate nel corso del mese di aprile 2015, oltre il 61% fruisce dell’esonero contributivo triennale introdotto dalla legge di Stabilità 2015 (era intorno al 57% nel periodo gennaio-marzo). Se si guarda al totale dei nuovi rapporti, la quota è del 26,5%.
I dati sui nuovi assunti pubblicati dall’Inps “confermano che è in atto l’inizio della ripresa, ma la strada è ancora molto lunga”, ha commentato a caldo il premier Renzi dall’incontro con Putin. Di nuovo, parlando all’assemblea pubblica di Federalimentare dall’Esposizione Universale di Milano, ha ricordato che sono “dati importanti”, ma “bisogna avere fame e voglia di mandare avanti l’Italia. Non mi posso accontentare del fatto che oggi Inps, certifichi 268 mila posti in più da inizio anno. Però ne abbiamo perso un milione negli anni precedenti”. Il presidente del Consiglio si è dichiarato “entusiasta del lavoro che abbiamo fatto in 15 mesi, ma non è sufficiente, finché avremo in Italia questo sistema fiscale e questo sistema di giustizia civile”. Anche sul lavoro: “Non sarò contento, finchè non avremo un lavoratore attivo in più di quanti ce n’erano prima della crisi”.