Nel giorno in cui Vladimir Putin si presenta in pompa magna all’Expo milanese, per una serie di incontri con il presidente Matteo Renzi e con i principali operatori italiani in Russia, scoppia un mini-scandalo.
Putin terrà i suoi incontri presso il padiglione della Russia, il quale marcia a 5mila ingressi al giorno dall’avvio dell’esposizione. Nonostante ciò, le imprese italiane che hanno lavorato per realizzare in tempo il sito espositivo russo avanzano ancora oltre un milione di euro dall’appaltatore. E protestano, sentendosi inseriti in una “melina” che a loro avviso ha il fine principale di non pagare. “Tutti i solleciti di pagamento si sono rivelati vani: la sola risposta è stato l’invio, per la prima volta a oltre un mese della consegna del padiglione, di una serie di generiche contestazioni inviate a pioggia a tutti i fornitori, con il tentativo evidente di evitare il saldo dei lavori – dice Gianmaria Di Bartolo della Coiver Contract – Il che ha davvero dell’incredibile”.
Tra le società costruttrici occorre menzionare Catena Services, Coiver Contract, Ges. Co. Mont, Idealstile, Elios Ambiente, Mia Infissi, Vivai Mandelli, Sech Costruzioni Spa e Sforazzini. Le aziende italiane si dicono “non più disposte ad aspettare” e “pronte a depositare una denuncia in sede penale, oltre a una separata azione in sede civile per la sollecita quantificazione e conferma dei crediti maturati in contraddittorio con la committente, riservandosi ogni ulteriore iniziativa (sino alla richiesta di sequestro del padiglione)”.
La commessa è stata gestita mediante la Sech Costruzioni, che ha gestito i fornitori locali e i rapporti con la Rvs Holding, appaltatore del committente RT-Expo srl (il soggetto dedicato allo sviluppo della partecipazione della Russia all’esposizione). Ma dopo la fine dei lavori e l’apertura puntuale del padiglione, la stessa Rvs avrebbe abbandonato gli appaltatori, negando il pagamento del saldo dovuto.