Le previsioni sono le seguenti: soltanto alla fine di quest’anno il Prodotto interno lordo dell’area euro ritornerà ai livelli produttivi del 2008, l’economia italiana è ancora molto distante e ci vorranno diversi anni.
Sembra essere questo il messaggio del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, dal seminario di Villa Mondragone, a dare il senso della lentezza del recupero economico che deve affrontare l’Italia, che sta uscendo ora da anni di recessione. “Siamo in una fase di ristagno”, ha precisato il banchiere centrale sottolineando il momento delicato: “Siamo fermi, e questo è un problema”, ha aggiunto.
E’ “molto grave” il segnale di assenza di fiducia che si avverte in questo periodo fra i paesi dell’Eurozona, “segno che dal lato politico il progresso è ancora lontano”, ha aggiunto con uno sguardo di politica internazionale, parlando a braccio all’incontro del Ministero degli Esteri. L’Italia “è in ritardo su quasi tutto ma è un’opportunità dover colmare questo ritardo”, afferma Visco secondo il quale nel paese “c’e” un potenziale ancora da cogliere”. Il governatore ricorda “che le riforme strutturali che sono in discussione in questa fase non sono da fare perchè ce lo chiede il mercato, l’Europa, la Bce ma perchè è nel nostro interesse: se restiamo fermi andiamo indietro”. Riguardo alla riforma della scuola, Visco ha sottolineato che deve essere fatta “anche nei programmi non solo nell’occupazione”.
Visco si è concentrato sugli interventi della Bce, che attraverso l’acquisto di titoli di Stato con il Quantitative easing sta facendo di tutto per sostenere la ripresa, riportare la dinamica dei prezzi vicino al mandato del +2% nel breve termine e contenere la tensione legata al caos greco. Il governatore italiano sostiene questi interventi, infatti ha ricordato che “non ci sono rischi per le attività finanziarie in seguito al Qe” e ancora che “non esiste la deflazione buona. La deflazione è sempre cattiva e va combattuta”. Una politica monetaria accomodante protratta per lungo tempo può portare dei rischi, ma “in questa fase non ci sono ancora rischi forti sulle attività finanziarie”.