Sono in aumento i clienti domestici che sono passati al mercato libero. Purtroppo, però, costoro continuano a pagare mediamente prezzi ancora più elevati rispetto alla tutela.
E’ quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Nel 2014 oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno, un quarto del totale dell’energia distribuita in termini di volume. Il segmento più dinamico rimane quello della media tensione, il cui tasso di switching è del 28,7%. Consistente lo spostamento dei consumatori domestici verso il mercato libero: l’8,1% nel 2014 ha cambiato fornitore, contro il 7,4% del 2013.
Anche sulla base di tali dati, il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni, chiede che la soppressione dei regimi di tutela avvengano in modo graduale e non dovrebbe essere prevista una rottamazione a data fissa per evitare lo spostamento di ricchezza da consumatori a operatori. Attualmente è prevista per il primo gennaio 2018 la soppressione degli attuali meccanismi di tutela per tutti i clienti (domestici e non).
Per quanto concerne l’elettricità, le industrie italiane pagano il 25% in più rispetto alla medie dell’unione europea. “I prezzi per i consumatori industriali – si legge nella relazione – sono superiori a quelli dell’area euro per tutte le classi di consumo, con differenziali intorno al 25% al lordo delle imposte (con l’eccezione della classe a maggiori consumi, che registra un +11%) e una situazione più variegata al netto, con differenziali più elevati (compresi tra il 20 e il 28%) per le categorie intermedie e quelli più bassi (+14 e +11%)”. Al contrario, per i consumatori domestici i prezzi sono più bassi nella classi di consumo inferiori: -16% per meno di 1000 kw/h l’anno e -9% per consumi tra 1.000 E 2.500 Kwh l’anno.