Il debito pubblico italiano rimane il terzo più alto dell’area Ocse (alle spalle di Giappone e Grecia) ed è tra quelli che sono cresciuti di più durante gli ultimi anni.
Nonostante ciò, la posizione di bilancio sottostante del governo italiano è migliorata. Lo sottolinea proprio l’Ocse nel rapporto “Uno sguardo sulla pubblica amministrazione” (“Governement at a glance”), nel rilevare da un lato che il debito pubblico lordo italiano nel 2013 era pari al 143% del Pil contro il 117,8% medio Ocse, ma anche che il saldo strutturale corretto per il ciclo è passato da un deficit del 4,2% del Pil potenziale nel 2009 a un disavanzo dello 0,2% nel 2013 fino al surplus dello 0,4% nel 2014.
Il pagamento degli interessi sul debito, per altro, nel 2013 per l’Italia era pari al 5% del Pil, uno dei più alti dell’area, contro il 2,9% medio Ocse. A livello pro-capite, il debito italiano è il quarto dell’area Ocse, dopo Giappone, Irlanda e Stati Uniti ed è salito dai 40mila dollari a parità di potere d’acquisto del 2009 ai 50mila del 2013, portandosi verso i 55mila nel 2014.
Il Giappone è passato dai 75mila del 2009 ai quasi 90 mila attuali. Se si prende poi in considerazione il valore finanziario netto delle amministrazioni pubbliche, cioè la differenza tra attività e passività finanziarie, l’Italia ha una posizione ampiamente negativa (oltre il valore del Pil) che è la seconda peggiore dopo il Giappone per il 2013 e dopo la Grecia per il 2014 (pari a poco meno il 140% del pil), mentre nel 2007 era attorno al 100% del Pil.
Numeri alla mano, gli esperti sottolineano:
La spesa pubblica italiana, in base ai dati Ocse, nel 2013 è andata per il 17,5% ai servizi pubblici generali (contro il 13,8% medio dell’area), per il 2,3% alla difesa (5,5%), per il 3,8% all’ordine pubblico e alla sicurezza (4,4%), per l’8,2% agli affari economici (9,5%), per l’1,8% alla protezione dell’ambiente (1,2%), per l’1,4% all’edilizia e ai servizi comunitari (1,5%), per il 14,1% alla sanità (17,7%), per l’1,4% alla cultura (1,5%), per l’8% all’istruzione (12,5%) e per il 41,3% alla protezione sociale (contro il 32,4%). Rispetto al 2007, è stata tagliata di 0,8 punti la spesa per i servizi pubblici generali (contro -0,6 medio Ocse), di 0,1 quella della difesa (-0,5), di 0,7 per gli affari economici (-0,3). E’ stata invece aumentata di 0,1 punti rispetto al totale la spesa per l’ambiente (contro -0,1 medio Ocse), è rimasta invariata per l’housing, è poi calata dello 0,2 per la sanità (contro +0,8), dello 0,4 per la cultura (-0,2) e addirittura dell’1,6% per l’istruzione (il doppio rispetto allo -0,8 medio Ocse).