Stm ha mandato in archivio il secondo trimestre con un utile netto pari 35 milioni di dollari, in calo se confrontato ai 38 milioni del 2014 (il consenso degli analisti era per 38,9 milioni) e in controtendenza in confronto alla perdita di 22 milioni dei primi tre mesi dell’anno.
Inferiori anche i ricavi netti, scesi del 5,6% anno su anno dagli 1,863 miliardi di un anno fa a 1,76 miliardi ma risultano in aumento del 3,2% in termini sequenziali.
L’utile lordo è stato di 595 milioni, con un margine lordo sceso dal 34% al 33,8%, mentre l’utile operativo è crollato da 98 a 12 milioni, in miglioramento rispetto al rosso di 19 milioni del primo trimestre.
Ieri il titolo aveva subito un forte arresto a Piazza Affari, uno scivolone del 6,64% a quota 6,815 euro che pagava il downgrade di Citigroup e la debolezza delle trimestrali high tech americane. La banca d’affari ha abbassato la raccomandazione sul titolo da buy a neutral e il prezzo obiettivo da 8 a 7,8 euro.
Gli analisti hanno tagliato le stime sull’eps 2016-2017 del 4-6% a causa del rallentamento della locomotiva Cina. Qui il gruppo Stm è esposto per il 35% delle vendite attese nel 2015. Per contro gli esperti evidenziano l’impatto positivo del cambio.
Nella nota sui risultati trimestrali, il presidente e ceo di St, Carlo Bozotti, spiega che, “in base a condizioni di mercato non omogenee, anche relative ad una domanda più debole per le componenti di applicazioni pc e alla situazione economica in Cina, nel terzo trimestre attendiamo una crescita sequenziale dei ricavi di circa il 2,5% come punto intermedio della guidance. Continuiamo a perseguire le nostre priorità: accelerare la crescita dei ricavi e migliorare i margini operativi”.