Non è un mistero. Durante le ultime settimane il crollo spaventoso delle materie prime sta destando preoccupazioni presso i principali mercati di tutto il mondo. Dal petrolio all’oro, la situazione per le commodities è realmente critica.
Tuttavia, prendendo ad esempio gli Usa, non sono soltanto i danni provocati dal calo del prezzo del petrolio ai nuovi produttori americani a preoccupare: a ben vedere, la vera vittima dei nuovi scenari energetici è l’industria del carbone. Un’industria storica, che rappresenta in toto l’America e l’Inghilterra.
A seguito di decenni di dominio incontrastato nella produzione di elettricità, i produttori di carbone americani stanno chiudendo uno dopo l’altro in rapida successione, secondo quanto riportano le testate specializzate come Oilprice.com. Qualche nome della lunga lista dei produttori finiti in bancarotta solo nelle ultime settimane: Walter Energy, Alabama, Alpha Natural Resources, espulso dagli scambi di Wall Street, Arch Coal, stesso destino, Consol Energy, la cui capitalizzazione di Borsa è crollata.
Il fatto è che i prezzi del carbone sono sotto del 70% in confronto a quattro anni fa, proprio in conseguenza dell’esplosione del gas naturale, meno caro e soprattutto meno inquinante. E la conseguenza è stato il crollo del mercato e delle quotazioni di borsa dei principali produttori, che hanno visto la capitalizzazione crollare dell’80% rispetto al 2011.
Anche la via d’uscita di aumentare le esportazioni verso la Cina si sta rivelando una strada senza uscita, il grande consumatore asiatico di carbone ha ridotto le importazioni di oltre il 30%. Quello che sembra certo è che il 2015 passerà alla storia come l’anno orribile del carbone.