L’incremento dell’offerta di petrolio da parte dei Paesi non Opec dovrebbe far si che le quotazioni si mantengano ancora basse.
Stando all’Opec, che nell’ultimo rapporto ha elevato per quest’anno sia le stime dell’offerta da parte dei Paesi non membri sia la stima sulla domanda mondiale di petrolio, tutto questo sta a significare che il crollo del prezzo del greggio ci sta mettendo più tempo del previsto per impattare sullo scisto e sulle altre fonti concorrenti.
Le stime dell’Organizzazione, quindi, sono di un incremento dell’offerta da parte dei Paesi non Ppec di circa 90 mila barili al giorno e di un aumento della domanda di petrolio mondiale sempre di 90 mila barili al giorno, lasciando invariata la domanda di petrolio Opec a 29,23 milioni di barili al giorno. E’ prevista nella seconda metà dell’anno, invece, una leggera contrazione della produzione statunitense onshore non convenzionale, mentre quella offshore dovrebbe aumentare grazie a progetti di start up.
L’Opec ha osservato che la produzione di petrolio è salita sui massimi da tre anni, nonostante l’eccesso di offerta che ha provocato il crollo dei prezzi del greggio. Nel dettaglio, il cartello delle 12 nazioni ha prodotto 31,5 miliardi di barili al giorno, a luglio, sui massimi da maggio 2012 e in aumento di 101 mila barili rispetto al mese precedente. Le stime dell’Opec per quest’anno sono di una domanda mondiale di greggio a 1,38 milioni di barili al giorno, 90 mila in più rispetto alle precedenti stime.
Nel frattempo, dall’Iran, il direttore generale della compagnia petrolifera statale Nioc, Rokneddin Javadi, ha fatto sapere che la produzione di greggio iraniano non aumenterà finché non saranno allentate le sanzioni, mostrando un atteggiamento diverso rispetto al ministro del petrolio iraniano, Bijan Zanganeh, che nei giorni scorsi aveva parlato di circa 500 mila barili in più al giorno nell’arco di due mesi e di un milione tra 6/7 mesi, provenienti dall’Iran.