Mps perde quota di concerto con il mercato lasciando sul terreno lo 0,92% e attestandosi a 1,944 euro anche se l’esposizione netta totale verso Nomura, già ridottasi a 3,2 miliardi di euro a giugno, si è ridotta ulteriormente a luglio e, anche grazie all’aumento di capitale a favore del Ministero dell’Economia a compensazione della cedola sui Monti bond, risulta ora appena al di sotto del limite regolamentare del 25% del patrimonio di vigilanza, al 24,33%.
Secondo gli analisti si tratta di una notizia positiva in quanto, anche in caso di mancato accordo sul contenzioso in essere con Nomura, il rispetto dei limiti, espressamente sollecitato dai regolatori, non potrà non riflettersi sulla complessiva valutazione da parte della Bce in occasione della revisione periodica Srep.
Inoltre la riduzione dell’esposizione verso Nomura può permettere a Mps di adottare un approccio più opportunistico verso Alexandria dal momento che la banca può decidere di trovare un accordo con il colosso giapponese per la chiusura anticipata della transazione o attendere il risultato delle azioni legali in corso.
Anche grazie a questo gli analisti di Credit Suisse vedono Mps in una posizione migliore rispetto a un anno fa: ha fatto pulizia di bilancio, ripagato i Monti bond e risolto i problemi di solvibilità con un CET1 fully loaded del 10,7% nel secondo trimestre e con i rischi (aumento degli asset ponderati per il rischio e demonetizzazione delle imposte anticipate) che non sono solo più di competenza esclusivamente di Rocca Salimbeni ma di tutto il settore bancario italiano.
Tuttavia per gli esperti di Credit Suisse la redditività sottostante di Mps rimane bassa. Nonostante la recente pulizia di bilancio il management della banca senese continua ad aspettarsi elevati accantonamenti per perdite su crediti nel 2018 (106bps), rendendo il miglioramento del conto economico più lento di quello dei competitor.