L’Unione europea mira allo spostamento della fiscalità dal lavoro al patrimonio e ai consumi. In questo contesto, in Italia servirebbe solo far emergere quanto si evade di Iva per coprire non solo la manovra del 2016, la quale dovrebbe includere l’abolizione delle tasse sull’abitazione principale.
Stando ai calcoli di Eurostat, infatti, il gap tra quanto lo Stato italiano incassa di Iva e quanto in linea teorica dovrebbe incassare sulla base delle regole esistenti è stato nel 2013 pari 47,5 miliardi. Nel 2012 era stata di 45 miliardi.
Il gap viene calcolato dalla Commissione europea ed è a quota 33,6% nel 2013, dopo il 32% dell’anno precedente. In termini assoluti il ‘gap’ italiano è il più elevato, in termini percentuali no: la Lituania ha un ‘gap’ del 37,7%, la Romania del 41%, la Slovacchia del 34,9%. Complessivamente, non migliora nell’Unione europea la raccolta dell’Iva da parte degli Stati. Nel rapporto della Commissione pubblicato oggi che ha analizzato i dati del 2013 rispetto al 2012, il totale degli incassi Iva persi nella Ue viene stimato a quota 168 miliardi: ciò equivale a una perdita di gettito del 15,2% a causa di frodi, evasioni, aggiramenti fiscali, bancarotte, insolvenze finanziarie e calcoli sbagliati in 26 Stati.
In 15 stati tra cui Lettonia, Malta e Slovacchia la situazione è migliorata, in undici casi tra cui Estonia e Polonia si è registrato un netto peggioramento. Bruxelles conclude allora che “gli Stati membri non sono riusciti a migliorare in misura significativa la raccolta dell’Iva” dato che lo scarto tra l’ammontare teorico degli incassi e le somme effettivamente percepite dagli stati non si è ridotto in rapporto al 2012. Pierre Moscovici, commissario per gli Affari economici, in una nota ha indicato che “lo studio mette in luce la necessità di riformare profondamente i sistemi di raccolta dell’Iva nella Ue, è necessario che gli Stati prendano delle misure per contrastare l’evasione e le frodi a tutti i livelli, per noi questa è una priorità”.