L’euforia creata dalle dichiarazioni di Mario Draghi sul possibile rafforzamento del quantitative easing è stata già ampiamente smaltita dai listini del Vecchio Continente.
Le borse europee ritracciano pesantemente dopo i buoni rialzi di ieri. A Milano l’indice Ftse Mib scivola del 2,34% a quota 21.658 punti con ribassi diffusi su tutto il listino, Londra scende dell’1,80%, Parigi del 2,12%, Madrid dell’1,88% e Francoforte del 2,20%.
Il cambio euro/dollaro è poco mosso a 1,1128 da 1,112 della chiusura di ieri. Il petrolio scende con il Brent a 50,46 dollari al barile (-0,43%) e il Wti a 46,46 dollari (-0,62%). In Europa i cali maggiori riguardano le banche (Stoxx del settore -2,53%), le auto (-2,32%,) e le società di costruzioni (-1,9%).
“Sui mercati c’è una volatilità estrema ed è dovuta all’incertezza su diversi fronti, primo fra tutti quello dei Paesi emergenti e della Cina”, ha spiegato l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, a margine dei lavori del forum Ambrosetti di Cernobbio. “C’è incertezza su cosa farà la Fed sui tassi”, ha aggiunto anche perché “se crescono meno i Paesi emergenti l’Europa dovrà crescere internamente”.
“Non è chiaro”, ha osservato ancora il banchiere, “cosa faranno i governi europei su questo fronte, nell’incertezza si vende e si realizza. Io sarei più preoccupato se ci fosse un forte declino del prezzo dei bond, che è invece molto stabile. Il bond rappresenta i fondamentali e i fondamentali sono stabili, mentre la borsa rappresenta il sentiment del mercato che è molto variabile in questi giorni”.
Gli investitori, in attesa dei dati sul mercato del lavoro in Usa, tornano quindi a preoccuparsi per i possibili nuovi cali della borsa cinese, che riaprirà lunedì dopo due giorni di chiusura per festività. E proprio lunedì sarà chiusa Wall Street per la festa del Labour Day.